Spesse volte, mentre altrui si credono uccellare,
dopo il fatto, sé da altrui essere stati uccellati conoscono
Giovanni Boccaccio
Un cantore ideale della naturalità delle passioni come Boccaccio ben sintetizza, nell’inquadrare i vizi umani, anche le possibili conseguenze dei giochi amorosi. Jommelli e Goldoni ( o chi per lui ) nel comporre il loro intermezzo, sanno conseguire la sua riflessione con cifra, seppur leggerissima, drastica e puntuale. È così che Mergellina e don Narciso, nell’intento e nella convinzione di ammaliare l’altro/a, finiscono per avvilupparsi nelle briose quanto tortuose bizze del corteggiamento. Esplorando le dolci, sottili ed articolate provocazioni della malìa per amore, si fanno interpetri inconsapevoli, ma ideali, di un concatenamento quasi enigmistico di verbi/sinonimi: Ammaliare ( far sortilegio con malizia ), incantare ( far sortilegio per via del canto ), irretire ( cadere o far cadere nella rete ) ed ingabbiare ( catturare o farsi catturare ) chiudendo, appunto, nella gabbia il loro esercizio sentimentale. Uccellati, proprio; ovvero presi in gabbia dal loro stesso inganno o illusione. Il servo Lesbino ( nella nostra versione un Arlecchino per citare il possibile autore del libretto ) sarà il testimone neutrale o il messaggero surreale dell’ ambiguo processo d’innamoramento fra i due giovani.
Mergellina, Costanza Cutaja, Soprano
Don Narciso, Filippo Sica, Tenore
Lesbino, Renato De Simone, Mimo
Regia: Claudio Di Palma – Paolo Cresta
Serena Schioppa, flauto
Frank Malone, oboe
Sergio Carnevale, violino
Ilaria Carbone, violino
Tsvetanka Asatryan, viola
Giovanni Sanarico, violoncello
Fulvio Gombos, contrabbasso
Carlo Gargiulo, pianoforte e direzione d’orchestra
Costumi Giuseppe Avallone
Durata 50 min.