GIOVANNI PAISIELLO (Taranto 1740-Napoli 1816)

Studiò presso il collegio gesuitico della città natale e a 14 anni si trasferì a Napoli dove entrò nel Conservatorio di Sant’Onofrio. La produzione teatrale di Paisiello, in tutto un centinaio di opere tra serie e comiche, si sviluppa coerentemente nell’arco di circa mezzo secolo all’insegna dei toni patetico-sentimentali. Annuncio dell’estro musicale di Paisiello si rivela già il giovanile Il duello. L’introduzione dell’elemento patetico, peraltro, non smentisce la vena autenticamente comica del compositore, la quale si ricollega ai modelli della tradizione napoletana (Pergolesi e Alessandro Scarlatti), specie nella Serva padronanel Barbiere di Siviglia; assai meno note di quelle buffe sono le opere serie (Pirro, i Giuochi d’Agrigento, Elfrida, Elvira). Non trascurabile è infine la produzione sacra (oratori e messe) e strumentale (sinfonie concertanti, sonate, concerti e quartetti). Tra le caratteristiche della musica di Paisiello va ricordata la cura della parte strumentale con l’uso dei fiati a sostegno delle voci, le sinfonie in un sol tempo, il trapianto dei concertati dalle opere buffe al genere eroico, l’introduzione di cori nelle arie. Una sorta di unicum fu la Nina ossia la pazza per amore (1789), ibridazione tra diversi generi e tradizioni drammaturgiche. Sua caratteristica costante fu modellare la musica a partire dalle esigenze performative calibrando i propri melodrammi non solo sulle caratteristiche vocali degli interpreti ma anche sulla loro fisicità. Il pubblico andava ad assistere alle sue opere non tanto per la notorietà del cast, come avveniva da sempre, quanto per il fatto che le musiche erano di Paisiello, già in vita definito “L’idolo della nostra Europa”.