
Insegnò al conservatorio della Pietà, poi a quello di Sant’Onofrio, dove ebbe per allievi alcuni dei compositori più illustri del XVIII secolo, come Jommelli e Piccinni. Altri suoi allievi furono Emanuele Barbella e Gennaro D’Alessandro. Morì nel 1744. Il marchese di Villarosa, riferisce che Leo sarebbe stato colpito da apoplessia, mentre era intento a scrivere un’aria buffa de La finta frascatana che comincia con queste parole: Voi par che gite/di palo in frasca. Lo si trovò con la testa appoggiata sul suo clavicembalo e si credette, in un primo momento che dormisse. È sepolto nella Chiesa di Santa Maria di Montesanto a Napoli assieme ad Alessandro Scarlatti ed altri musicisti della scuola napoletana.
Leo era di taglia media, colorito bruno, occhio vivo e temperamento ardente. Sebbene fosse abitualmente chiuso, non mancava di gentilezza. Passava spesso la maggior parte delle notti a comporre. Amava le sue opere, ma rendeva giustizia al merito dei suoi rivali quando occorreva. Morì rimpianto da tutti, lasciando a lungo il ricordo di sé e delle sue opere, nonché della scuola di cui fu uno dei fondatori.